Cristian Cacciatore ha una formazione tecnica (è perito industriale) che appare evidente considerando la struttura compositiva delle sue fotografie: è maestro di costruzioni perfette, mettendo ordine laddove la natura e l’uomo hanno creato il caos. Non c’è scatto che non abbia linee precise e suddivisione in piani ben definita. Ogni scatto vive di ombre e luci che contrastano in maniera ben calibrata arrivando perfino a forme quasi di chiarismo.
In queste immagini si scontrano due modi di rappresentare, il minimalismo ed il massimalismo: il minimalismo fatto di pochissimi elementi, bastanti a raffigurare un’emozione, un attimo, un sospiro, un tremore, un’indecisione, una sorpresa; il massimalismo reso con l’eccedenza di oscurità, di opposizione, di movimento.
In effetti fino ad ora potremmo pensare che ogni scatto sia una composizione razionale, ordinata della realtà, un mettere un ordine mentale al caos naturale delle cose. Se però leggiamo i titoli ecco che improvvisamente ogni scatto è una storia a se stante. Un alba che diventa alba universale, emozionale, di rinascita; un ramoscello, una sorta di elegante ed esile arabesco, rappresenta “La forza della vita” ; l’intrecciarsi folto e disordinato dei rami di alberi diventa “My Mind”, la mia mente, sinapsi e pensieri aggrovigliati e quasi trasfigurati; due alberi posizionati a mo’ di quinte laterali ed una panchina centrale sono la raffigurazione di una “Trasposizione interiore” ; un camino e il volo di un gabbiano sono i protagonisti di “Sostituzioni” ; due alberi uno accanto all’altro, diverso per altezza e forma, con accanto una panchina raccontano “Una storia” , una coppia che sta ammirando uno specchio d’acqua avvolto nell’atmosfera silenziosa dove le cosiddette anime vive sono proprio le presenze arboree. Questi scatti sono in verità stati d’animo dell’artista ben rappresentati al punto che ciascuno di noi può con facilità immedesimarvisi.
Laddove l’artista usa forti contrasti di bianco e nero, di ombre e luci, ottiene risultati che trascendono il sereno e confortante equilibrio creando stati di sublime emozione … sublime nel senso che l’emozione trascende, va oltre e ci avvince. È il caso di “Luci e Verso la speranza”.
Le sue immagini nascono nella mente, poca rilevanza ha la post produzione perché è nella mente dell’artista che si verifica la necessità di ordinare il caos dell’esistenza.
Che dire poi di “Sensazioni?” Leggiamo la frase di Hermann Hesse:
“Affinché il caos si lasci trasformare in un ordine nuovo, prima dobbiamo riconoscerlo e viverlo.”
Hermann Hesse
Ed ecco quindi la necessità di lasciarsi travolgere dalla poesia atmosferica di ogni suo scatto che ci sospinge al limite delle nostre emozioni, ce le fa vivere nel senso pieno delle nostre capacità emozionali e sensoriali. Il caos e l’ordine sono due macrogruppi delle nostre vite, entrambi necessari perché l’esistenza si dispieghi nella sua completezza. Il caos crea un’emozione che trascende, l’ordine mette a riposo il nostro animo nella tranquillità. Entrambi, però, ci fanno vivere risuonando nel nostro profondo.
Dott.ssa Emanuela Fortuna
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